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Utile per azione: chiarimenti contabili

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#pinomerola

L’utile per azione è un rapporto ampiamente utilizzato dagli operatori dei mercati mobiliari quale elemento di raffronto spaziale (tra aziende diverse) e nel tempo. Per lo IAS 33 (Earnings per share) la determinazione di questo indice è obbligatoria. Lo standard richiede la determinazione di due differenti rapporti (da presentare in calce al Conto economico con eguale rilievo e solo sulla base dei dati consolidati nel caso di gruppo, ossia l’utile per azione “base” (basic EPS) ottenuto rapportando l’utile netto o perdita attribuibile alle azioni ordinarie al numero medio delle medesime azioni in circolazione e l’utile per azione “diluito” (diluted EPS) che consiste nel medesimo rapporto ottenuto, però, utilizzando la completa conversione in azioni di tutti i titoli potenzialmente convertibili in azioni ordinarie (es. obbligazioni convertibili). Il principale oggetto di riferimento è rappresentato in entrambi i casi dal denominatore del rapporto, ovvero il numero di azioni ordinarie in circolazione.

A titolo esemplificativo, ammettiamo che una società presenti un utile netto dell’esercizio pari a 4.350.000 euro, poiché l’utile base per azione è ottenuto rapportando l’utile netto attribuibile alle azioni ordinarie in circolazione, si determina il numeratore del basic EPS sottraendo il dividendo attribuito alle azioni privilegiate. Ipotizzando che i dividendi di queste ultime siano pari a 160.000 euro, si ottiene un utile netto attribuibile alle azioni ordinarie pari a (4.350.000 -160.0000) = 4.190.000 euro, numeratore del rapporto. Per quanto concerne il denominatore del rapporto, si deve computare il numero medio di azioni ordinarie in circolazione mediante la media ponderata.

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