Oggi il puntuale redazionale di Salvatore Padula sul “Sole 24 ore” del 29 giugno 2015, a pochi giorni dalla incompleta riforma fiscale, pone l’accento sui rischi della abnorme fiscalità sugli immobili.
Nel 2011 gli introiti tributari per i Comuni valevano 9 miliardi a titolo di ICI sugli immobili.
Dopo 3 anni, nel 2014, le entrate derivanti dagli immobili hanno superato, solo per la parte patrimoniale, ossia per IMU E TASI i 25 MILIARDI (senza imposte sui redditi).
Per imposte patrimoniali, siamo passati quindi dai 9 miliardi esborsati per ICI nel 2011, ai 25 miliardi per IMU E TASI nel 2014 e questo sarà simile anche nel 2015. Molti senza reddito proprietari di immobili ricevuti in eredità costretti a disfarsene a basso prezzo.
Soldi sottratti ai contribuenti, e ai consumi, per una crisi gestita malissimo, dove MONTI insiediatosi con un debito pubblico a 1981 miliardi nel novembre 2011, dopo aver introdotto IMU, MINORI DEDUZIONI SUGLI AFFITTI di immobili per uso abitativo, MINORI PENSIONI, MINORI DETRAZIONI E VIA DICENDO, oggi ci ha fatto ritrovare con un debito pubblico ancora più impressionante che sfiora i 2200 miliardi. Circa di 300 miliardi maggiore.
A cosa è servita la famosa manovra lacrime e sangue?
Con questo scenario, la riforma del catasto e degli estimi degli immobili, potrebbe rincarare ancor di più le imposte patrimoniali sugli immobili , e ciò non sarebbe sopportabile finanziariamente in quanto già lo è adesso.
42 miliardi, di cui 25 solo imposte patrimoniali per IMU e TASI, sono già enormemente eccessive, senza peraltro produrre risultati, con un settore quello degli immobili da sempre trainante dell’economia del Paese.