Il giovane premier Matteo Renzi sta già ricevendo molte critiche. Non è un caso che si sta muovendo con grandi rischi:
– tra le divergenze sul bilancio con la UE, – la non facile partita dell’eliminazione del Senato, con una legge elettorale promossa solo per la Camera, che potrebbe rimanere “monca” se la riforma di palazzo Madama non venisse attuata, fatto assolutamente probabile, (ma che garantirebbe il non voto e quindi il suo premierato); – la partita di Renzi contro Grillo sotto il profilo del populismo con le frequenti visite di Renzi a scuole e studenti, quasi per sopperire a ciò che aveva promesso e non ha ancora fatto, – la gestione fallimentare della politica estera del governo Renzi per la crisi ucraina, e per quella dei marô in India, – e in ultimo, ma primo per importanza, un piano per il lavoro solo annunciato, che è il cuore dell’azione di Matteo Renzi ed il movente per cui si è auto-nominato premier. E con l’aggiunta dei pagamenti dei debiti Pa e la riduzione del cuneo fiscale, che non venendo attuati causerebbero un terremoto politico dal quale Matteo Renzi nè uscirá distrutto. Tanta volontà e ottimismo in Italia non basta.