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Renzi riforme: tempistica errata…

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#pinomerola

Ottimo il redazionale del Corriere della sera di ieri mattina: Renzi ritiene il Pil (prodotto interno lordo) un qualcosa di cui non preoccuparsi, “una conseguenza” e non l’effetto dell’azione politica.

Dichiara (come scuolainsegna di Daron Acemoglu e James Robinson) che le nazionivanno in default per la mancanza di buoneregoleistituzionali e giuridiche.

Senza riforme la ripresa è impossibile. A questa scolastica teoria è dovuta la sua spasmodica ricerca delle riforme per il superamento del bicameralismo perfetto e per la modifica del Titolo V della Costituzione, che limita le autonomie delle Regioni.

Se puoi dirsi che la logica sia corretta, la differenza (che ci farà affondare ndr>) sono le tempistiche delle riforme che Renzi si è prefisso: sia  per le riforme costituzionali che per le riforme economiche.

Precisamente poche settimane per quelle istituzionali, mille giorni per le riforme economiche.

Ciò dimostra come Matteo Renzi sia un ottusangolo che se ne infischia della situazione reale del Paese, ma solo delle riforme. I dati Istat di giugno 2014 hanno rilevato che i disoccupati in Italia – rispetto allo stesso periodo del 2013 – sono aumentati di 26000 unitá salendo a tre milioni e 153 mila disoccupati. 700 mila sono i giovani invece in cerca di prima occupazione di età compresa fra i 15 e i 24 anni.

Mentre nel resto dei Paesi Euro il tasso di disoccupazione ha cominciato a ridursi, in Italia continua a rimanere sopra il 12 per cento (era il 6,1% prima della crisi ossia nel 2008).

Per abbattere la disoccupazione bisogna approvare le riforme sul lavoro e la riforma del fisco, introdurre ad esempio subito il contratto di lavoro unico a tutele crescenti: il Jobs Act. Perchè non è stato fatto?

Perché le riforme del lavoro e più precisamente il Jobs Act non può essere approvato da Camera e Senato entro metà settembre? In modo da consentire al governo di emanare i decreti insieme alla legge di Stabilità prevista il  20 ottobre 2014.

Sempre dal lato dell’offerta, la grande risorsasprecatasono le donne.

Allora il nostro appello:

caro Premier non basta conoscere scolasticamente le teorie economiche per stare tranquilli, ma bisogna saperle ben applicare al caso concreto….. come quello italiano o no!

In questo Lei è incompetente: rischiamo il default, il commissariamento e la crisi sociale per la sua ottusaggine.

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