Il nuovo redditometro è attualmente sotto l’esame del collegio del Garante della Privacy.
L’istruttoria sul redditometro, quale strumento di accertamento, è diretta ad accertare eventuali violazioni della tutela di dati sensibili dei cittadini, ai fini della tutela della privacy, ed ha concentrato l’attenzione su due punti:
– Le modalità con cui vengono selezionati i contribuenti, tramite la costruzione di identità formali per l’attribuzione delle spese su cui poggia il nuovo redditometro.
– La qualità ─ ai fini di tutela ─ dei dati presenti in anagrafe tributaria prelevati dal redditometro. Ciò è ovviamente importante perché tali informazioni consentono la ricostruzione dell’effettiva capacità di spesa del contribuente per poi confrontarla con il reddito dichiarato e valutarne l’effettiva discordanza.
L’Agenzia delle Entrate è pronta a inviare 35.000 richieste ad altrettanti contribuenti che hanno scostamenti significativi, ma solo con il nulla osta del Garante permetterà all’Agenzia delle Entrate di procedere all’invio dei questionari sul redditometro.
Abbiamo qualche dubbio sulla legittimità del redditometro nel momento in cui l’Agenzia delle Entrate preleva diversi dati sensibili dell’ignaro cittadino, senza consenso. Ci sembra ─ quello della riservatezza – un diritto sacrosanto di ogni stato democratico.
Si pensi ad esempio ai dati di assicurazioni sulla vita sottoscritte dal singolo, oppure alla costituzione di rendite vitalizie a favore di terze persone, che vuole tenere riservate dalla famiglia, per i più disparati motivi, come una malattia, o il mantenimento di un figlio putatitivo.
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