Il rinvio del termine per il pagamento degli acconti dal 2 al 10 dicembre, non è un favore fatto ai contribuenti, tutt’altro.
L’esecutivo ha deciso di rinviare la scadenza del pagamento degli acconti al 10 DICEMBRE, in quanto non sa ancora se dovrà aumentarli o meno “per eliminare il pagamento del saldo dell’IMU”
A pochi giorni dalla scadenza del 2 dicembre, il Presidente del Consiglio ha comunicato la proroga del termine di pagamento degli acconti IRPEF, IRES, IRAP al 10 dicembre 2013.
In gioco ci sono circa 3 miliardi di acconti in più da chiedere a imprese e risparmiatori per coprire l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa, per la quale mancano ancora 347 milioni, e per rifondere ai Comuni gli aumenti di aliquota varati nel 2013, (che non incasseranno più) che ammontano ad altri 500 milioni circa.
Quindi tutto in gioco almeno fino a mercoledì.
Oltre agli acconti già aumentati in luglio, dal 99 al 100% per l’IRPEF, e dal 100 al 101% per l’IRES, ed idem per l’IRAP, sono previsti invece “super acconti”:
– per banche e compagnie di assicurazione, che potrebbero subire l’aumento al 128% dell’acconto da versare rispetto al saldo versato nel 2012 (scendendo al 127% nel 2014 e tornando ai livelli normali nel 2015). Secondo i calcoli questo porterebbe nelle casse statali , circa 1 miliardo e mezzo di euro.
– Inoltre debutta il nuovo acconto sul risparmio amministrato, che prevede la corresponsione di una somma pari al 100% dei versamenti dovuti per i primi undici mesi dell’anno: e da qui giungerebbero altri 660 milioni di euro.
Ma la preoccupazione degli operatori si concentra su imprese e piccoli contribuenti, già alle prese con una situazione finanziaria disastrosa.
Infatti nelle stanze del Dicastero dell’Economia è pronto per il varo immediato un decreto ministeriale che alza la percentuale degli “ACCONTI” al 103%, NEL CASO SCATTI la clausola di salvaguardia prevista dal provvedimento di luglio in occasione dell’eliminazione della prima rata dell’imu.
Da qui arriverebbero altri 560 milioni oltre alla maggiore IRAP che segue le aliquote delle imposte dirette sul reddito.
A questo punto in caso di tempeste fiscali gli imprenditori potranno applicare il metodo previsionale per il calcolo dell’acconto, anche se ciò comporta qualche rischio a livello sanzionatario nel caso si rivelino insufficienti, che a questo punto sembra il male minore visto con il ravvedimento operoso l’acconto omesso, costerebbe il 3,75% in più, oltre agli interessi legali.
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