Euforia giusta per la sentenza che ha emesso la Corte di Cassazione a favore dei contribuenti che hanno subito un pignoramento illegittimo dalla ex Equitalia se non viene indicato il dettaglio dei crediti.
La legge speciale che permetteva prima a Equitalia, oggi all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, di pignorare stipendi, pensioni e conti correnti, con ordine diretto all’ente pagatore di versare le somme a proprio favore, sulla base dei ruoli iscritti al ricevente e senza obbligo di adire l’Autorità giudiziaria, penalizza enormemente i contribuenti.
Infatti l’atto di pignoramento di crediti verso terzi notificato dall’Agenzia Entrate molte volte si limita a intimare il pagamento di una somma complessiva per “tributi/entrate” senza specificare a che titolo siano dovuti tali importi, perché non si precisa se si tratta di imposte, multe, contributi previdenziali e altre sanzioni amministrative”.
Con la sentenza n. 26519 dello scorso 9 novembre, “sembra che sia arrivata la fine di tali atti palesemente illegittimi”: la mancata indicazione dettagliata dei crediti, della loro natura, degli importi, delle relative cartelle e delle date di notifica costituisce grave motivo di illegittimità del pignoramento, da contestare con opposizione agli atti esecutivi. Secondo la Suprema Corte, nell’esecuzione forzata esattoriale gli unici atti che rendono edotto il debitore del contenuto del titolo esecutivo sono la cartella di pagamento ed eventualmente l’avviso di mora, pertanto è necessario almeno il riferimento a tali atti, i quali a loro volta indicano, specificandone la fonte e la natura, il credito per il quale si procede a riscossione.
“In questo modo la Cassazione, di fatto ha dichiarato illegittimi tutti i pignoramenti di crediti verso terzi effettuati dall’ Agenzia Entrate, con la conseguenza che moltissimi contribuenti “aggrediti” ingiustamente, ora potranno opporsi per far valere i propri diritti.
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