OCSE.
Il segretario generale dell’Ocse Gurria, in occasione del Forum di Davos, ha detto che l’Italia non è a rischio contagio per la crisi nell’eurozona nonostante i problemi di instabilità politica.
Le finanze Italiane ha aggiunto, sono sotto controllo pur in presenza di un altissimo debito pubblico, merito di Tremonti che ha messo in campo un sistema capace di stabilizzare i conti pubblici. Altro punto di forza dell’Italia è l’elevata quota di risparmio rispetto al debito sovrano, simile alla situazione del Giappone.FMI.
Il Fondo Monetario Internazionale invece la vede in tutt’altro modo:
La Cina, l’India, l’Estremo Oriente e l’Africa sub-sahariana cresceranno a ritmi vertiginosi, mentre gli Stati Uniti stanno uscendo bene dal tunnel della crisi mediante il contenimento del debito pubblico e la creazione di incentivi per la ripresa economica. Nell’Eurozona, invece, sempre secondo l’FMI, solo la Germania è riuscita a salire sul treno della ripresa e ad agganciarsi al boom internazionale, contando sulla sua economia fortemente orientata all’export.
CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA.
Il Centro studi di Confindustria ha confermato tali previsioni a livello mondiale, ma ha segnalato dati sconfortanti per l’Italia:
- Nell’ultimo trimestre 2010 la produzione industriale è diminuita dello 0,3%, mentre solo per il mese di novembre si è avuto un incremento dell’1,1% comunque insufficiente e di molto per parlare di una inversione di tendenza, se si tiene conto che la produzione industriale italiana rispetto al pre-crisi ha perso il 17,8%. Il rapporto del Centro Studi parla di un Italia appesantita e statica, in cui l’inflazione che molte volte può essere sintomo di crescita e ripresa economica, deriva dall’aumentata domanda di materie prime, sulle quali i paesi emergenti stanno costruendo le loro fortune, mentre noi da questo boom rischiamo di ricevere solo le scorie, cioè l’inflazione stessa.
Commento di Rivista Fiscale Web.
E’ vero che l’Ocse parla di stabilità finanziaria mentre l’FMI e CONFINDUSTRIA parlano di ripresa economica ma secondo il nostro parere tagliare indiscriminatamente costi e cercare di trattenere quello che rimane (vedi manovra correttiva) non è un buon viatico per la ripresa produttiva anzi è il presupposto della recessione.
Senza soffermarci su chi abbia ragione o torto trattandosi di stime di macro-economia , la nostra opinione sulla crisi è molto più pratica:
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Discutendo con imprenditori grandi o piccoli che siano, emerge la loro forte indecisione e paura a porre in essere nuovi investimenti produttivi a causa del momento storico e politico che stiamo vivendo, che invece dovrebbe essere la fase per una forte ripartenza.
I problemi per la loro staticità imprenditoriale derivano soprattutto in considerazione:
- del notevole carico di nuovi adempimenti fiscali per l’anno 2011;
- dell’instabilità politica che non gli da la tranquillità di rischiare il proprio danaro con calcolate strategie interne.
Con tali analisi ed opinioni la nostra rivista si trova in perfetto accordo, ritenendo che in ogni caso l’unica soluzione per uscire dalla crisi sia la ripresa produttiva mentre il solo contenimento della spesa pubblica senza una politica proiettata allo sviluppo imprenditoriale porti matematicamente alla recessione nel breve termine.