Mentre permangono le gravi urgenze del Paese, quali l’aumento dei disoccupati e dei licenziamenti oltre all’onnipresente “super-spread” (che ormai viaggia stabilmente sopra i 500 punti), Monti si diletta con lo studio sulla riforma delle liberalizzazioni e con la ipotetica creazione di nuova occupazione, e si scaglia contro il sistema delle corporazioni e dell’evasione fiscale.
<<Tutte misure che potrebbero creare sviluppo, ma solo nel lungo periodo>>.
Paradossali sembrano le congetture del Premier:
- ha imposto ai cittadini un aumento considerevole della pressione fiscale, insostenibile per famiglie ed aziende e che per giunta, forse, causerà sacrifici che non serviranno ad evitare il peggio;
- non ha ridotto lo spread;
- è stato una concausa “della recessione e dei licenziamenti” deprimendo i consumi;
e probabilmente non permetterà, con il circolo vizioso in cui si è incappati, di raggiungere il pareggio di bilancio, se non con un’altra manovra.
<<Se si tagliano le gambe all’economia ed ai consumatori, poi reincollarle non è la stessa cosa.>>
Secondo noi, le due manovre “salva e cresci ITALIA” dovevano essere varate congiuntamente. Probabilmente introducendo le liberalizzazioni e la riforma del lavoro unitamente al decreto salva Italia, il differenziale sarebbe sceso, contando sulla sinergia delle due azioni, che perdono efficacia se introdotte a distanza di due mesi l’una dall’altra, soprattutto in rapporto ai tassi di mercato.
I tempi in questa fase sono importanti: se avesse introdotto insieme le misure (con quelle che oggi vuole varare per la crescita) avremmo avuto più credibilità subito sia sul fronte del rigore che della ripresa e dello sviluppo, probabilmente sarebbe stato attivato il fondo salva-stati, che oggi è a rischio per causa della Francia che sta perdendo la tripla A.
Ormai è il pensiero consolidato di molti analisti che ritengono che alla fine ci vorrà un’altra manovra, con prelievi reali e non presunti, per il sospirato “sviluppo”, come gli hanno scritto dall’ateneo Torinese, “patria” della Fornero, da dove una ventina di docenti di Economia hanno chiesto al premier per quale motivo la ricchezza liquida (come titoli, depositi ed investimenti finanziari) stia sfuggendo alle sue misure.
Noi rilanciamo l’idea “delle nuove partite iva” sia per i giovani che per “i nuovi disoccupati“, con l’attribuzione di un credito d’imposta o di un finanziamento di 20.000 avallato dal fondo di garanzia per chiunque voglia intraprendere una nuova micro attività sia di lavoro autonomo che d’impresa, ed abbia perso il lavoro negli ultimi dodici mesi o sia un giovane mai stato occupato con età inferiore a 35 anni.
Risolveremmo parte del problema della disoccupazione e parte del problema della mancanza di sviluppo.
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