La manovrina di correzione dei conti pubblici da 3,4 miliardi punisce ancora il pensiero dei commercialisti e gli adempimenti ricadono sempre nelle maggiori spese a carico del contribuente.
D’accordo alla correzione di bilancio imposta da Bruxelles per il 2017, il Consiglio nazionale dei commercialisti ad una prima lettura delle anticipazioni sui contenuti della manovrina, ritiene che diverse disposizioni saranno ancora una volta penalizzanti ai fini del recupero delle coperture attraverso un aumento della produzione.
Lo Split payment esteso ai professionisti contraddice il motivo per cui erano erano stati lasciati fuori in quanto già con ritorno finanziario ridotto dalla ritenuta di acconto. “All’epoca dell’introduzione di tale meccanismo i professionisti furono esclusi essendo già soggetti a ritenuta all’atto dell’incasso delle fatture. Il mancato incasso dell’IVA finisce per duplicare il prelievo sulla medesima fattura.
Altro tema criticato dal Cndcec è la chiusura delle liti pendenti in quanto la definizione sarebbe indipendente dall’esito del giudizio eventualmente intervenuto, restando comunque dovuti per intero imposte e interessi di dilazione (con lo sgravio di sanzioni ed interessi moratori).
Resterebbero quindi penalizzati i contribuenti che hanno ottenuto un giudizio favorevole e agevolati coloro che non hanno chance di vittoria.
si potrebbe differenziare la misura delle imposte da pagare a seconda dell’esito dell’eventuale giudizio intervenuto”.
Preoccupazioni anche per le modifiche all’ACE troppo complessa, scoraggiandone l’utilizzo, e senza valutarne l’impatto sulla redazione del bilancio.
Infine, dai commercialisti arriva un altro allarme. “Rimane aperto”, l’importante tema che riguarda il trattamento delle rimanenze per le imprese in contabilità semplificata. Pur essendo a conoscenza delle intenzioni del Governo di intervenire in tempi brevi, ribadiamo l’estrema urgenza di una soluzione del problema per restituire un quadro di maggiore certezza alle imprese interessate”.
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