#pinomerola
Ieri Il Governatore della Banca d’Italia ha partecipato ad un convegno tenutosi presso l’Università del Sacro Cuore, che trattava il tema ” Euro dal passato al Futuro”.
- Ne riportiamo un estratto nella parte che più ci interessa e che analizza la situazione italiana attuale.
La cura che Draghi ritiene fondamentale per parlare di ripresa economica, nel presente articolo è riportata in evidenza, sperando che qualcuno la legga e si attivi per porla in essere, pur nei comprensibili sistemi di potere politico, ma sicuramente nell’interesse primario del nostro Paese.
1) L’Italia dal 2008 al 2009, in piena crisi globale, ha avuto un disavanzo pubblico passato dal 2,7 al 5,4 per cento del PIL.
Nella media europea il disavanzo, ha detto Draghi è più che triplicato, attestandosi al 6,3 per cento.
Nel 2010 si è ridotto al 4,6 per cento, mentre quello dei paesi dell’area euro, è rimasto invariato. Il Governo in questo caso ha saputo tenere i conti anche supportato dalla solidità del sistema bancario italiano che non ha richiesto rilevanti aiuti a carico del bilancio pubblico.
2) Il debito pubblico italiano invece è salito ancora; la sua gestione è stata in ogni caso prudente in quanto ne è stata progressivamente allungata la durata media residua sia pur in un contesto di estrema incertezza e volatilità.
3) La situazione patrimoniale di imprese e famiglie è complessivamente solida.
I risparmiatori italiani non hanno la propensione all’utilizzo di strumenti finanziari ad alto rischio; l’indebitamento è abbastanza contenuto anche se basato su tassi variabili, geneticamente più rischiosi.
4) Il problema dell’economia italiana è la difficoltà strutturale a crescere, affermazione già fatta altre volte ma che non è mai superfluo ricordare.
Il compito gravoso della politica economica è CAMBIARE questo stato di cose RIDUCENDO l’incidenza del debito pubblico sul prodotto (PIL).
Occorre il ripristino immediato di un solido avanzo primario contestualmente ad interventi che favoriscano la crescita (LA GRANDE SFIDA DELLA POLITICA)…
Aumentare le aliquote fiscali sarebbe un disastro ECONOMICO: comprometterebbe irrimediabilmente la crescita, sottoponedo i contribuenti onesti ad una insopportabile vessazione di polizia tributaria e di iniquità fiscale anzi sarebbe necessasrio ridurle via via che si recupera l’evasione fiscale.
Non resta che controllare la spesa, ma in modo mirato, con un’importante discrimine:
– diminuire la spesa per ciò che ostacola la crescita;
– lasciarla invariata nelle poste di bilancio che la favoriscono.
Scelte politiche oculate e sagge non possono trascendere da una valutazione attenta e profonda degli effetti anche macroeconomici che ogni voce di spesa ha come effetto.
Le riforme già realizzate come quella quella pensionistica, ci pongono tra i paesi in cui per assicurare la sostenibilità di lungo periodo dei conti pubblici occorre una minore correzione dei saldi di bilancio.
Le nuove regole europee per la riduzione del debito pubblico non è un vincolo più stringente di quello già esistente per il pareggio strutturale di bilancio.
Si può valutare che la riduzione del DEBITO è un obiettivo che assicurerebbe automaticamente favorevoli presupposti di crescita economica.
Questo è la sintesi dell’intervento di Draghi che per gli addetti ai lavori non può che essere condivisa fuori da ogni logica politica.
Per quanto riguarda l’aspetto fiscale e la lotta all’evasione che è pure cardine per la ripresa economica laddove la lotta all’evasione consenta la riduzione delle aliquote fiscali vogliamo puntualizzare un aspetto importante già detto ma crediamo sia necessario ripetere:
ci auspichiamo che i tanti provvedimenti posti in essere dallo Stato Italiano nel 2011 al fine di contrastare l’evasione fiscale quali ad esempio l’introduzione del redditometro, lo spesometro, l’accertamento parziale, le indagini bancarie ed altri non siano operazioni che indiscriminatamente colpiscano molti contribuenti onesti e pochi contribuenti grandi evasori.
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