Riteniamo opportuno ricordare che nel 2011 sono state varate addirittura “cinque manovre correttive” molto pesanti dal punto di vista dell’introduzione di nuove tasse e di nuovi adempimenti a carico di imprese e famiglie. Ciò proprio nella considerazione che in questi giorni sia l’Agenzia Fitch che il Centro Studi di Confindustria ha previsto
“il NOSTRO PAESE sarà in RECESSIONE” nel prossimo anno. Il Centro Studi di Confindustria ha calcolato un rallentamento della crescita pari all’1,6% e la disoccupazione che sale al 9%.
Ma ci chiediamo “come poteva essere altrimenti”? nella considerazione del rapporto di causa-effetto successivo a questo pesante giro di vite su imprese, consumatori e lavoratori.
In primo luogo crediamo che non era sicuramente il momento di aumentare gli adempimenti fiscali a carico delle imprese, e neanche il momento di far salire la pressione fiscale, con l’introduzione di nuove tasse a carico dell’intera popolazione produttiva.
“Una manovra (ricordiamo) nata per la crescita e la ripresa”, mentre invece si sta percependo solo una fuga di capitali verso paradisi fiscali, ed imprese che chiudono o licenziano.
Queste ultime, soprattutto dopo l’ultima manovra, vedono lo Stato come un’entità ostile da cui difendersi (ed allontanarsi se possibile-ndr-), non uno Stato che incentiva la propria ripresa, ma che anzi la deprime.
Inoltre non era sicuramente il momento di ridurre la tracciabilità del contante a 1000 euro. Le Imprese si sentono attaccate, controllate, non libere nella proprie iniziative ed idee imprenditoriali.
Crediamo che solo con una riduzione della pressione fiscale e degli adempimenti fiscali a carico delle aziende si possa evidentemente combattere l’evasione, (che per inciso deprechiamo) non sicuramente mediante uno stato di polizia tributaria soprattutto nella considerazione della gravità del momento.
Indirettamente la stretta sulle famiglie e quindi sui consumi, deprimerà la commercializzazione di beni e servizi.
La
manovra resasi necessaria per ridare fiducia ai mercati, doveva servire a dimostrare gli sforzi del nostro Paese orientati alla “ripresa”.
Alla fine, non c’erà bisogno di Fitch, S&P o del Centro Studi di Confindustria per capire che la recessione era scontata, ma vogliamo ribadire e ricordare al Premier, che la sua MANOVRA era nata prevalentemente per ridare slancio alle Imprese ed ai “consumi”, mentre stiamo assistendo ad un depauperamento delle nostre aziende, del nostro sistema produttivo; segno che le aziende non hanno il coraggio (comprensibile) di investire in attività imprendoriali o continuare ad operare in questo Paese.