La crisi: come far sopravvivere le aziende con un futuro produttivo.

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La School management del Politecnico di Milano ha studiato i comportamenti delle Pmi di fronte alla recessione.

Qual’è il comportamento di fronte alla crisi? Si ritiene solo di dover tagliare i costi in attesa che ci sia la ripresa o bisogna agire con azioni d’attacco?  La risposta è adoperarsi su entrambi i fronti.
E’ quanto emerge dall’analisi della School of management del Politecnico di Milano.
Acquisti in saldo. Alcune Pmi sfruttano vantaggiose possibilità di acquisire altre imprese, probabilmente in crisi finanziaria, ma con induscutibili prospettive di redditività futura.
Altre stanno utlizzando questi momenti per fare spazio e pulizia negli angoli dell’azienda dove erano presenti inefficienze produttive accumulate durante gli anni.
In questa attività di ristrutturazione è necessario non eliminare “risorse importanti” che potrebbero causare incapacità competitive nel lungo periodo.

La parola d’ordine è “usare il satellitare per studiare la propria azienda dall’alto, e non addentrarsi nella navigazione a  vista”.

In alcune imprese si sta cercando di implementare e/o migliorare la capacità di analisi e controllo interno dell’andamento economico-finanziario aziendale pianificando efficacemente per il futuro.
Tali necessarie prerogative, che dovrebbero essere esistenti in ogni complesso produttivo, e che molte volte non sono ritenute valide ai fini della produttività nella cultura d’impresa delle PMI del nostro Paese, sono pilastri portanti soprattutto durante i periodi di crisi, per evitare “la deriva” (nessun vento per il marinaio che non sa dove andare -Seneca-).
Innovare acuendo l’ingegno e migliorando la qualità del prodotto o servizio offerto. In molte aziende che operano nei settori in crisi si è riusciti ad innovare e rinnovare l’offerta dei propri prodotti, anche affiancando altre attività collaterali, con lo scopo di  porre l’attenzione su segmenti di mercato meno colpiti dalla crisi.

Crearsi delle scorte finanziarie: molte PMI, prima dello scoppio virulento della crisi, si sono create delle sacche finanziarie di ancoraggio per bypassare il periodo transitorio in cui si subisce la riduzione di fatturati e redditività, anche al fine di porre in atto operazioni straordinarie sia interne che esterne all’azienda.

A cura di Giuseppe Merola

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