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Il blocco dei Tir costa 200 milioni di euro al giorno.

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#pinomerola

IL blocco dei TIR sta causando al nostro Paese notevoli danni economici, come se non bastassero i problemi di produttività e recessione che già abbiamo.
Il problema, è che ancora non si è entrati nell’ordine di idee, che  dopo la crisi “niente sarà come prima”, “saremo più poveri“,  meglio dirlo e farlo capire bene a tutti,  “è inutile ribellarsi come i bambini che vogliono per forza  un giocattolo al giorno, bisogna abituarli ad un giocattolo a settimana”. (ndr)

I proprietari dei forconi pensano che il Governo Monti, c’è l’abbia con loro, che li voglia vedere soffrire, li voglia impoverire: devono invece, secondo noi,  ringraziare il cielo che ancora hanno un lavoro.
Al di là forse non sanno che c’è il baratro, è da persone responsabili comprendere la gravità della situazione piuttosto che creare ulteriori danni, lasciando anche noi senza benzina (compreso il sottoscritto).
Anche i commercialisti piangono (diceva il titolo del famoso film) , ed oggi, nella realtà che supera la fantasia “piangono singhiiozzando e a lacrime amare”. Tutti e ribadiamo tutti avremo qualcosa in meno, “minori disponibità finanziarie e minor lavoro” posto che la crisi si superi…. (ndr)

(Inizio fonte: Il sole 24 ore).
Industria agricoltura e distribuzione sono al collasso.  I costi del blocco dei tir sono presto fatti ed inesorabili: 
  • I danni causati dallo sciopero degli autotrasportatori sono stimati in almeno 200 milioni di euro al giorno,  50 milioni al giorno per frutta, verdura, latte e fiori andati persi ed avariati, compreso i costi di smaltimento dei prodotti freschi. 
Magazzini con prezzi alla stelle e scaffali vuoti. 
Le catene commerciali parlano di un ciclo logistico sclerante:  i rifornimenti diretti dai fornitori e centri distribuzione completamente paralizzati. 
In fumo il 40% dei prodotti alimentari deperibili.
(fine fonte: Il sole 24 ore).

Vogliamo dire a coloro che sciopero in maniera selvaggia ed irresponsabile, che la nostra crisi significare vivere o morire, ripresa o default, non è una crisi passeggera, come tante.
E a volte un battito d’ali di una farfarlla può scatenare un uragano.


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