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Ogni impresa, di qualsiasi dimensione e tipologia costitutita, deve immettere risorse finanziarie nell’attività svolta. Nella generalità dei casi esse ricorrono sia a capitali propri che a capitali di terzi.
Capitali propri.
L’apporto di capitali propri riguarda ad esempio:
· L’imprenditore singolo che costituendo una ditta immette capitale privato nella stessa;
· I soci di una società che costituiscono, ognuno per la propria quota , il fondo di dotazione iniziale societario o capitale sociale.
· Gli apporti successivi alla costituzione che sono comunque possibili in entrambe le fattispecie precedenti.
· L’Utile netto che non viene prelevato, dalle casse aziendali, dal titolare o dai soci ma lasciato nelle disponibilità dell’impresa per le più disparate esigenze finanziarie che vanno dalla necessità di investire in nuovi fattori produttivi all’occorrenza di bilanciare o elasticizzare il cash flow.
Capitali di terzi.
Oltre al capitale proprio ogni impresa immette nel ciclo produttivo anche capitale di terzi, utilizzando, a supporto, la c.d. leva finanziaria allo scopo di aumentare ad esempio i fattori produttivi, incrementare il fatturato e pagare gli oneri finanziari sul capitale altrui nella speranza che essi siano inferiori al maggior utile conseguito dall’ utilizzo di capitale di terzi.
A differenza del capitale proprio che normalmente viene immesso nella disponibilità della azienda in maniera definitiva, il capitale di terzi invece viene erogato ed utilizzato per un periodo normalmente pre-determinato.
A seconda della durata di tale periodo si parla di:
- finanziamenti a breve quando la restituzione sia prevista entro un anno dalla erogazione;
- finanziamenti di medio termine quando la restituzione sia prevista entro i 5 anni dalla erogazione
- finanziamenti di lungo termine quando la restituzione sia prevista oltre i 5 anni dalla erogazione;
Il bisogno di ricorrere a capitali di terzi può riguardare sia la necessità o la scelta di effettuare nuovi investimenti produttivi (debiti per investimento) e sia la necessità di fabbisogno finanziario occorrente per la corretta organizzazione del ciclo produttivo (debiti di funzionamento).
Come prima detto, l’utilizzo di capitale di terzi o della leva finanziaria può definirsi positivo, corretto e proficuo quando gli oneri finanziari da pagare su tali somme prese a prestito siano inferiori al maggior utile derivante dall’utilizzo dei medesimi.