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Gli occupati aumentano senza Pil. Le tasse pure…

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#pinomerola

Nel primo trimestre di quest’anno 2015 – fonte Istat – aumenta ancora il numero di occupati rapportati ad anno con un + 0,6% + 216mila unitá.

L’aumento é generalizzato terrritorialmente:

  • Nord + 71 mila unità;
  • Mezzogiorno +47 mila unità.

La stranezza e preoccupazione. Vi è stato un calo di occupati tra i giovani di età 15-34 anni e 35-49 anni, ma un aumento  degli ultra 50enni (+5,3%).

Nel primo trimestre 2015  continua  la riduzione di coloro che sono inattivi trai 15-64 anni -51 mila unità ma dovuta soltanto all’aumento degli occupati tra i  55-64enni.

Il tasso di coloro senza alcuna attivitá  rimane stabile al 36,10%.

Ma la crescita?

Il dato occupazionale di aprile quindi é stato positivo e superiore alla aspettative.

In rapporto allo stesso mese dello scorso anno il numero di occupati è aumentato  di 261mila unità, mentre la disoccupazione è diminuita di qualche punto  al 12,4% …  dal 7% del 2008.

Ma non bisogna osannarsi vincitori, quando occorre assoluta cautela con un Pil, si positivo ma dello 0,1% !

Il primo dato positivo in termini di Pil, diffuso dall’Istat, parla di uno 0,1% su base annua e in questo non possiamo certo essere paragonati alla Cina.

Quindi accanto all’aumento degli occupati, favorito dalla possibilitá di assumere, ma non per sempre, senza il pagamemto dei contributi, il Pil rimane fermo, non considerando le ultravirgole dovute piú a una riduzione dei tassi Bce che a un reale aumento dei redditi.

Sembra che stiamo assistendo a un lavoro senza crescita, come nel 2000 (occupazione +1%, PIL 0,5%) e sappiamo cosa è successo.

Se gli occupati crescono di più del Pil si riduce ovviamemte la “produttività media”.

Questo è tra i grandi problemi italiani di sempre: la bassa crescita della produttività, dal ’70 ad oggi dovuta proprio alla famosa pressione fiscale, sempre in aumento, non per dare piú servizi alla collettivitá, bensì per ripianare i buchi del finanziamento ai partiti, che pagheremo tutti, e stiamo pagando, con le tasse, a danno dei nostri figli e del loro futuro!

Una crescita del lavoro con bassa produttività è un binomio asincrono abbastanza pericoloso.

Non gufiamo contro il Governo, ma riteniamo che la bassa crescita, sia dovuta ai margini risicatissimi di utili dovuti a un’abnorme tassazione che impedisce la libertà d’impresa.

Con margini piccolissimi e una pressione fiscale del 6% superiore alla media europea, difficilmente vedremo Pil con numeri interi.

Il margine positivo dovrebbe essere un risultato di tutti, soprattutto delle micro-attività, mentre con una tassazione eccessiva vi é la spinta all’evasione naturale, e potranno contare su un utile reale solo le grandi aziende che con tanti piccoli margini,  dedotte le tasse, otterranno il loro risultato positivo.

Lo Stato dovrebbe dare la possibilità a ogni attività di portare a casa il suo margine, ossia il suo utile netto, attualmemte impossibile, con una tassazione costantemente in aumento, altrimenti ritorniamo al 2008 con gli stessi rischi.

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