Al G7 di Bari gli altri grandi Paesi industrializzati si è discusso di una crescita timida, non viva ancora titubante. I 7 inoltre sono scettici sui futuri rapporti con Trump e la sua politica. Questa l’evidenza che è uscita fuori ieri alla chiusura del G-7 che si è tenuto ieri a Bari. Il rischio di chiusura del mercato da parte di Washington non è affatto superato.
La foto dell’economia globale rappresenta una ripresa che da una parte sta facendo vedere nuovi spunti positivi ma dall’altro è una crescita che ancora stenta e si muove troppo lentamente.
Una crescita che in molti Paesi è al di sotto delle potenzialità economiche, e che resta in ogni caso bloccata.
Secondo Padoan, ospitante del G7 a Bari «Il clima è migliorato» nei rapporti con gli Stati Uniti dopo gli scontri nel G-20 a Baden, al debutto del segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin, e dopo le tensioni alle riunioni del Fondo monetario a Washington tenutesi nel mese scorso. Non c’è disaccordo sul fatto che il commercio promuove la crescita», ha detto Padoan.
Il G7 si chiude con una sicurezza: «i frutti della crescita economica siano distribuiti più ampiamente».
L’aumento delle disuguaglianze sociali, all’interno dei Paesi, che ha interessato soprattutto le classi medio-basse, ha favorito l’aumento dei populismi e dell’opposizione alla globalizzazione.
La risposta del G-7 a tali problemi globali è stata l’approvazione del Manifesto di Bari, dove vengono promosse politiche di inclusione e strutturali.
«A Washington – commenta il capo di Bankitalia Visco – era evidente una divergenza tra l’incertezza sulla politica economica post risultati elettorali e la volatilità piatta sui mercati finanziari.
L’elezione di Emmanuel Macron in Francia, ha osservato invece il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ridà slancio alla crescita nell’eurozona.