Il governo sembra orientato a varare una pseduo-patrimoniale sugli strumenti finanziari in tempi brevissimi, con riforma del catasto, anche tramite una maggior tassazione delle rendite finanziarie in quanto unico modo per ridurre il cuneo fiscale a favore della crescita e dell’occupazione.
Il ministro Pier Carlo Padoan è stato molto chiaro ieri in Parlamento nell’esporre le sue idee per il rilancio dell’economia italiana: “la stabilitá del sistema fiscale è l’elemento essenziale per la progressione economica del Paese”. Questo potrà ottenersi solo con il varo della delega fiscale già in Senato, e una inevitabile patrimoniale.
A questo punto sembra certa l’introduzione di una sorta di patrimoniale come tassazione delle rendite finanziarie. Diversamente i 10 miliardi annunciati a riduzione del cuneo fiscale non avrebbe copertura.
Tramite la patrimoniale impropriamente detta ci sarà una redistribuzione dei “danari” (detta alla Renzi) che passeranno dai contribuenti che hanno accumulato grosse fortune finanziarie —> alle imprese molto più tassate di coloro che ricevono “IL FRUTTO” delle loro capitalizzazioni finanziarie.
In un certo senso propositi giusti, in quanto chi ha “risparmiato” grandi ricchezze lo deve soprattutto alla massa dei consumatori che hanno speso; ora sul lastrico e senza lavoro.
E se la ruota economica si è fermata qui, “E’ SICURAMENTE” anche interesse dei capitalisti ed industriali (come la vede anche il Presidente di Confindustria Squinzi) “aiutare le imprese in difficoltá” e di conseguenza sostenere l’occupazione e poi i consumi, che inevitabilmente ritorneranno a rimpinguare i capitali oggetto di patrimoniale.
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