“O la svolta o le urne”. Non usa mezze misure Gianni Cuperlo, “zingarettiano” di sicuro dai tempi in cui entrambi militavano nella Fgci, la Federazione dei giovani comunisti, di cui Cuperlo è stato anche segretario, nella breve intervista al Corriere della Sera nella edizione per la sola edicola. E se la componente che fa capo al segretario è stata contraria fino all’ultimo ad un governo con i 5 Stelle, il cambio di passo significa che “un nuovo governo ha soltanto se si svolta sui capitoli indicati dalla nostra direzione”, i cinque punti poi diventati tre.
Il punto è che “l’esperimento gialloverde lascia l’economia in recessione e l’Italia in un isolamento internazionale senza precedenti” perciò “il tema è cosa è utile al Paese” ma al di là e contro “manovre di palazzo per evitare il voto”. Sicuro che i grillini vi seguiranno? All’obiezione, Cuperlo, deputato dal 2006 al 2018 poi non più ricandidato e oggi membro della direzione del partito, risponde che “su alcuni titoli di Di Maio parlare una lingua comune si può”, che sono poi gli investimenti e l’emergenza lavoro che restano per il Pd “dei principi indisponibili” così come “rivedere i decreti sicurezza”. Poi però ammette: “Insomma, non è che siccome un governo va fatto ciò che era indigeribile ieri adesso diventa una prelibatezza”.
Adesso però Cuperlo si aspetta massima chiarezza “nell’esplicita chiusura del forno con Salvini”, cioè nella trattativa o anche solo nel dialogo con il leader della Lega che ha aperto la crisi mandando a casa tutto il governo, e detto questo per l’esponente Pd “è giusto provare, senza retropensieri o furberie, nella massima limpidezza di obiettivi e regole”. E sulla priorità di Di Maio di tagliare i 345 parlamentari, Cuperlo osserva: “Mi sembra che abbia parlato di farlo entro la legislatura”, in questo caso “ci sarebbe tutto il tempo per inserire quella riforma in una modifica elettorale di tipo proporzionale”.
Ma il Pd sarà unito in questo percorso con i 5 Stelle o ci saranno defezioni, tentativi di sabotaggio? “Sarebbe una sciagura per il Paese e un regalo alla peggiore destra di sempre” risponde, nella speranza che nessuno pensi di “giocare una doppia partita” del tipo “facciamo partire il governo e poi logoriamolo”.
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