Conti Correnti bloccati da agenzia entrate o altre cause

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Il conto corrente è un contratto bancario che consente al titolare, chiamato correntista, di gestire il proprio denaro in modo sicuro e organizzato. Tuttavia, esistono situazioni in cui la banca può bloccare l’accesso ai fondi presenti sul conto corrente, impedendo l’utilizzo di strumenti di pagamento come carte di credito e debito.

Blocchi cautelativi
Il blocco può essere di natura cautelativa, basandosi sulle clausole contrattuali e su prassi interne della banca volte a garantire la sicurezza delle operazioni. Esempi comuni includono:

Scoperti di conto non autorizzati: quando il saldo è negativo senza accordi specifici.
Conti dormienti: conti inattivi per oltre dieci anni, che possono essere congelati.
Inoltre, la banca può bloccare il conto in caso di tentativi di accesso non autorizzati, sospettando furti d’identità. Tali situazioni richiedono un intervento immediato per proteggere il correntista.

Mancato aggiornamento dei dati
Se il cliente non fornisce documenti necessari per verifiche di conformità, come aggiornamenti periodici dei dati personali, la banca può sospendere temporaneamente il conto. In questi casi, la banca è obbligata a informare il correntista e, in assenza di azione, può decidere di chiudere il rapporto contrattuale.

Blocco per decesso del titolare
Alla morte del titolare, il conto viene temporaneamente bloccato per garantire che i fondi siano distribuiti correttamente agli eredi, sia legittimi che testamentari.

Obblighi normativi
La banca può intervenire in ottemperanza a specifiche normative. Ad esempio:

Segnalazioni antiriciclaggio: In base al D.Lgs. 231/2007, operazioni sospette o incoerenti con il profilo del cliente devono essere segnalate all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF). Durante le verifiche, i fondi possono essere bloccati temporaneamente.
Operazioni sospette: versamenti ingiustificati, movimenti frazionati per eludere controlli o transazioni verso Paesi a rischio possono far scattare blocchi preventivi.
Interventi della magistratura
In base all’art. 321 del c.p.p., un giudice può disporre il sequestro preventivo dei fondi presenti su un conto corrente, se ritenuti collegati a un reato. Inoltre, in caso di pignoramento presso terzi (art. 543 c.p.c.), i creditori possono richiedere il blocco dei fondi per soddisfare debiti insoluti.

Queste situazioni, sebbene spiacevoli per il correntista, sono finalizzate a tutelare la legalità e la sicurezza delle operazioni finanziarie.


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