Condono contro il default: l’unica via di uscita.

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50 miliardi sono il recupero di risorse possibili attraverso la riproposizione del condono.

Si potranno salvare molte aziende grandi e piccole,  professionisti, che oggi stanno chiudendo battenti e probabilmente non riapriranno mai più.

Con la riduzione di CUNEO FISCALE, IVA, INPS, IRPEF E IRES, si aprirebbero le autostrade della crescita.

LE AZIONI DOVREBBERO ESSERE INTRODOTTE IN SEQUENZA:

1) CONDONO FISCALE ED EDILIZIO PER RECUPERARE 50 MILIARDI STRAORDINARI;

2) UTILIZZO DI DETTE RISORSE RECUPERATE A COPERTURA DELLA RIDUZIONE DEL CUNEO FISCALE DI CINQUE PUNTI E DELLE IMPOSTE DIRETTE E INDIRETTE DI 3 e 2 PUNTI.

3) LA RIDUZIONE DELLE TASSE, IN UN SOLO ANNO PERMETTEREBBE L’AUMENTO DELLA PLATEA DI COLORO CHE PAGANO REGOLARMENTE LE IMPOSTE, ED IL GETTITO RIMARREBBE PRESSOCHE’ INVARIATO A QUELLO DI OGGI.

4) CONTESTUALE INTRODUZIONE DI MISURE PER LA LOTTA ALL’EVASIONE, come il passaggio delle competenze contro gli evasioni alla magistratura ordinaria, anzichè all’Agenzia delle Entrate.

Introduzione del reato penale punibile con la reclusione a partire da 5000 euro di tasse evase, a salire.

Lo Stato potrebbe prevedere tale fattispecie di reato.

ORA CHE E’ STATA DATA LA POSSIBILITA’ – A TUTTI- DI PAGARE LE TASSE, CHI NON LE PAGA RISCHIA LE CARCERI”.

 

Il condono è uno strumento iniquo, illegittimo, forse incostituzionale,  e su questo tutti credo siamo d’accordo, ma a mali estremi, estremi rimedi!

Quale sarebbe il posto in cui poter recuperare risorse, oltre al condono, per un azione di FORZA, IMPORTANTE, a riduzione IMMEDIATA della PRESSIONE FISCALE? La vera guarigione definitiva dei mali di questo Paese, e trampolino di lancio di una crescita esponenziale dei redditi e quindi dei consumi?

Il nostro Paese anche prima della crisi, già soffriva di incrementi  di PIL, ridicoli e statici, con disoccupazione diffusa e importante, a cui la crisi ha dato il colpo di grazia.

La causa è  stato sempre la stessa: L’IMPAGABILE PERCHE’ ENORME PRESSIONE FISCALE, DOVUTA AD EVASIONE E SPERPERI.

Bisogna riproporre ad ogni costo “il condono fiscale ed edilizio”.  E’ l’unica cosa sensata da fare, per uscire dal tunnel del default, quasi certo per l’autunno prossimo.

E’ chiaro che il ricorso al condono è una grande “iniquità fiscale”, che si perpetra nei confronti dei contribuenti onesti, ma è l’unico modo, per il nostro Paese malato di corruzione, evasione e brogli di tutti i tipi, per mettere un punto a tale situazione.

Riproporre un condono simile a quello del 2003 e 2004, Legge 289/2002, «a quanto pare è l’ultima scialuppa di salvataggio» per riuscire a tirar fuori il nostro Paese dalle sabbie mobili che non lasciano scampo, e per riuscire soprattutto ad evitare ulteriori danni a cittadini-contribuenti, che hanno fatto sempre il proprio dovere, ed hanno pagato lo scotto più pesante relativo alle maggiori tasse introdotte dalle cinque manovre finanziarie operate in due anni.

1. Condono tombale art. 9.

2 Condono liti pendenti art. 10.

3. Concordato art. 8.

4. Integrativa art. 7.

5- Versamenti omessi art. 9 bis.

6. Beni inesistenti. Art. 6.

7. Condono percentuale sui debiti verso Equitalia, che complessivamente vanta 540 miliardi di euro, quali crediti inesigibili, e che potrebbero rientrare con un concordato.

Occorrono provvedimenti forti ed immediati, come il condono, che, “ab torto collo”, sembra essere l’unica scappatoia praticabile, per evitare in autunno gravi danni allo stato sociale, ai pensionati e ai disoccupati.

Con tale provvedimento di condono, le risorse recuperabili sarebbero almeno pari a 50 miliardi di euro, con cui si potrebbe dare un colpo di spugna consistente alla pressione fiscale “insopportabile”, che strangola la ripresa (ma più che ripresa) la tenuta del bilancio dello Stato.

Basta con incentivi, sgravi, crediti d’imposta, bonus assunzioni. Il nostro Paese ha bisogno di provvedimenti che interessano ogni cittadino, ogni contribuente, dal Monte Bianco a Pantelleria, senza doverne fare rischieste o istanze.

Ridurre le tasse e per tutti gli italiani.

1) La riduzione dell’aliquota IVA al 19%.

2) La riduzione IRPEF a 3 aliquote: 20% 27% 38%.

3) La riduzione permanente del cuneo contributivo dentro il tetto della media europea  pari al 27,50%,  contro il 41% che sopportano oggi i nostri  datori di lavoro.

In tal modo, si amplierà naturalmente la platea dei contribuenti che pagano le tasse, includendo anche molti evasori di oggi, e il gettito erariale, aumenterà paradossalmente ad un valore superiore a quello attuale.

E soprattutto i dipendenti,  con una maggiore busta paga, che rientri anch’essa nella media europea, daranno una spinta all’industria e all’edilizia.

Leggi, leggine, decreti, DDL, sospensioni IMU, IVA, decreto del fare, ecc…ecc… (come tutti avranno avuto modo di constatare) non sono serviti a rilanciare la nostra economia, né tanto meno a ridurre la previsione di recessione per il 2013,  che anzi  da – 1,3 punti di PIL – prevista ad inizio  2013 ─ Standard & Poors e Bank Italia hanno rivisto in negativo,  e a fine anno toccherà – 1,9% di PIL rispetto all’anno 2012.

Questi sono fatti tangibili.

Il nostro debito pubblico che ha sforato il 130% DEL PIL, con 2074 miliardi al 31-05-2013 (fonte Bank Italia) non ci consentirà ” con una decrescita così decisa ” di pagare gli interessi sugli impegni che abbiamo emesso sul mercato. “QUESTO SI CHIAMA FALLIMENTO COME PER LE AZIENDE ANCHE PER GLI STATI”.

E stiamo vedendo come il debito pubblico aumenti al ritmo di circa «20 miliardi al mese», una corsa quasi inarrestabile, che potrà essere fermata solo con un condono fiscale ed edilizio, che possa permettere la riduzione di almeno 5 punti di tasse e contributi.

L’unica chance che abbiamo, credetemi,  è la reintroduzione del condono fiscale ed edilizio per gli anni 2008-2009-2010-2011-2012, per recuperare 40-50 miliardi e dare un taglio importante alla pressione fiscale su dipendenti e lavoratori.

Sono provvedimenti forti, che bisogna prendere con grande coraggio, quello che ci aspettiamo da un esecutivo che pensa alle sorti di un Paese tra i più ricchi del mondo.

A cura di Giuseppe Merola