Compensazione di crediti non spettanti: non è reato.

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Non è “reato tributario”, penalmente perseguibile,  l’utilizzo indebito in compensazione di crediti IVA in F24, in quanto non ancora ufficializzati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi “che li evidenzia”.

E’ quanto ha stabilito la Corte di Cassazione con la “sentenza n. 37350 del 2013,  che non ritiene “reato tributario” la compensazione di crediti in F24 non ancora “validati” dalla presentazione della dichiarazione dei redditi dell’anno cui si riferiscono.

I giudici di Appello avevano confermato la pronuncia del Tribunale,  che aveva condannato un contribuente per il «reato tributario di indebita compensazione di crediti non legittimi».

Si trattava della presentazione di falsi F24 con «compensazione di credito IVA dell’anno 2005» al fine di pagare contributi previdenziali dell’azienda.

Avverso la sentenza di condanna di reato tributario, comminata al contribuente  dai giudici del secondo grado, ricorreva in Cassazione.

La difesa argomentava “che non erano state poste in essere operazioni fraudolente o raggiri finalizzati alla creazione fasulla di credito inesistente”.

Gli ermellini, accoglievano la tesi  del contribuente, e «puntualizzavano che la compensazione di crediti in F24 erano invece esistenti e legittimi» anche se derivanti da una dichiarazione IVA non ancora presentata.

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