Commette reato il commercialista che indica nella dichiarazione dei redditi del cliente fatture false, di cui era a conoscenza.
E’ quanto ha affermato la Corte di Cassazione con la sentenza depositata il 28 settembre 2013, n. 39873, dichiarando che la condanna è scaturita dalla consistenza delle fatture false, i cui importi erano tali da poter far sorgere in un commercialista appena avveduto il dubbio della loro falsità, in quanto indicavano oltretutto prestazioni generiche a fronte di importi elevati.
Una delle due cartiere aveva addirittura sede legale proprio nello studio del commercialista condannato.
La grave circostanza in cui è incappato il consulente, da cui è nata la condanna penale, è proprio l’aver rilevato che una delle due false società aveva la sede legale presso il suo ufficio, non facendo testo il fatto che la detrazione FISCALE fosse beneficiata dal cliente, e dimostrando che il commercialista era sicuramente a conoscenza di contabilizzare fatture per operazioni inesistenti.
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