Attacco all’euro. Oggi lo spread è risalito a 520 punti, ma soffrono anche Spagna, Francia, Belgio, Austria ed Olanda.

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Come qualcuno l’ha definita, la crisi finanziaria sembra una vera e propria 3° guerra mondiale.
Appena c’è un accenno di ripresa, arrivano puntualmente nuovi fattori negativi che affossano borse e spread ed impediscono il recupero dei mercati.
A nostro parere ci sono potenze economiche extra-europee che stanno speculando sulla nostra necessitá di credito. Paesi che negli anni passati si sono arricchiti con i nostri soldi, tramite la globalizzazione; Paesi, come la Cina, che viaggiano con un incremento del PIL al 20% l’anno e che adesso con gli stessi soldi, cioè i nostri, ci vogliono finanziare, anzi comprare…

La grande liquiditá, la grande ricchezza mondiale si è spostata verso l’ Asia, perchè il mercato del lavoro delle grosse multinazionali europee è sbarcato in Asia, soprattutto in Cina. La globalizzazione ha permesso alle aziende europee di andare a produrre in Cina o Taywan, a minori costi …

Il risultato è stato lasciare enormi risorse al popolo asiatico e sottrarle a quello europeo, con una disoccupazione abnorme, che non ha più favorito i consumi, il fulcro della crescita. 
Di conseguenza tutto il sistema è andato in tilt, soprattutto con il Prodotto interno lordo che da noi cresce pochissimo mentre in Cina, come detto, viaggia di gran carriera.

Tutto ció è normale perchè le dinamiche economiche si svolgono attraverso l’algoritmo:
minore consumi dei privati –> minore produzione delle aziende –> maggiore disoccupazione –> minori entrate fiscali dello Stato, che così non riescono a pagare il debito e gli oneri finanziari che producono di conseguenza altro debito.

La soluzione ?:  <<impedire alle aziende dell’area euro di andare a produrre in Asia>>  una sorta di embargo produttivo, di isolamento della produzione che dovrebbe avvenire, per le aziende europee solo nei Paesi UE.

La loro strategia: darci credito solo nel momento in cui siamo sul punto del default e solo dietro  la garanzia di continuare a produrre in Asia in modo tale da farci diventare praticamente di loro proprietá e sotto il loro giogo per sempre.

Embarghiamo la Cina e i paesi emergenti, impediamo alle nostre imprese di andare a comprare il lavoro nei loro Stati e sicuramente vedremo la RIPRESA Economica con la riduzione del rapporto debito/pil. Ci saranno maggiori consumi e minor disoccupazione,  il minimo comun denominatore per la crescita economica e la ripresa strutturale delle nostre economie.

Con medicamenti palliativi non si sconfigge la malattia.

Occorre il rifiuto della globalizzazione, non essere miopi nel capire la super produzione cinese che affonda i consumi e quindi lo Stato.

Il cosiddetto cuneo cinese produce una crescente e velocissima produzione di merci con capillare commercializzazione a livello mondiale a prezzi bassissimi imposti dal regime. Un miliardo e 300mila persone che producono tantissimo, di questo bisogna rendersi conto, siamo perdenti.
Una dittatura non a sostegno di una ideologia comunista ma di un <<capitalismo sfrenato>> che sfrutta al massimo i lavoratori e fa concorrenza sleale e barbarica  a livello mondiale.

L’aver favorito la globalizzazione del mercato cinese è stato il più grande autogol che Gli Stati Uniti e l’Europa abbiamo potuto farsi.

A cura di Giuseppe Merola

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