Al Quirinale i sedici ministri di Renzi per metà donne. Parte la sua avventura?

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Matteo Renzi ieri al Quirinale presenta i suoi soli 16 ministri, e per la prima volta c’è l’esatta parità di sesso, 8 donne e 8 uomini.

Il neo Primo Ministro più giovane della Storia d’Italia, Matteo Renzi con i suoi 39 anni, segretario del PD, ha reso pubblico il suo gruppo di ministri, che lo aiuterà nel difficile compito di ridare speranza all’economia del nostro Paese.

renzi presenta i 16 ministriGiorgio Napolitano, ieri al Colle, per due ore e mezza circa ha incontrato Matteo Renzi, con cui ha condiviso gli obiettivi della sua azione di governo, primo fra tutti «realizzare le riforme istituzionali ed economiche in tempi strettissimi».

Graziano Delrio è il sottosegretario designato che sarà nominato al primo Consiglio dei Ministri.

 Ecco l’elenco dei 16 ministri, 3 senza portafoglio:

  1. Al Ministero dell’Economia – Pier Carlo Padoan – uscente Fabrizio Saccomanni;
  2. Al Ministero degli Interni – Angelino Alfano (Ncd) – confermato;
  3. Agli Affari esteri – Federica Mogherini (Pd); – uscente Emma Bonino;
  4. Giustizia – Andrea Orlando (Pd)  – uscente Annamaria Cancellieri;
  5. Difesa – Roberta Pinotti (Pd) – uscente Mario Mauro;
  6. Sviluppo economico – Federica Guidi – uscente Flavio Zanonato;
  7. Infrastrutture e trasporti – Maurizio Lupi (Ncd) – confermato;
  8. Salute – Beatrice Lorenzin (Ncd) – confermata;
  9. Politiche agricole – Maurizio Martina (Pd) – uscente Nunzia De Girolamo già dimissionaria Interim Letta;
  10. Ambiente – Gianluca Galletti (Udc) – uscente Andrea Orlando;
  11. Lavoro e politiche sociali – Giuliano Poletti – uscente Enrico Giovannini;
  12. Istruzione, università e ricerca – Stefania Giannini (Sc) – uscente Maria Chiara Carrozza;
  13. Beni e attività culturali – Dario Franceschini (Pd) – uscente Massimo Bray;
  14. Riforme e rapporti col Parlamento – Maria Elena Boschi (Pd) – uscente Dario Franceschini;
  15. Semplificazione e P.a. – Marianna Madia (Pd) – uscente Giampiero  D’Alia;
  16. Affari regionali – Maria Carmela Lanzetta (Pd) – uscente Graziano Delrio.

Rispetto al Governo Letta, Renzi ha tagliato il Ministero della Coesione Territoriale, Integrazione e Pari opportunità, Sport e politiche giovanili.

Otto ministri fanno parte del PD, tre ministri dell’NCD, uno dell’UDC, uno di Scelta Civica e 3 non parlamentari: Padoan, Guidi e Poletti.

A quanto pare una compagine votata ad accorpare le deleghe, per avere maggiore effetto responsabilità, in precedenza troppo diluita in una selva di ministri e sottosegretari, con i quali diventava veramente complesso interagire con il Parlamento già numericamente ridondante.

A parte ciò Renzi dovrà confrontarsi con le due Camere che lo aspettano – per così dire – al “varco”, nel senso che saranno i fatti a provare la bontà della scelta del cambio RENZI-LETTA, i problemi maggiori infatti Renzi li incontrerà per la fiducia delle due camere.

Già Berlusconi ha dichiarato che il Governo Renzi non ha una maggioranza in Parlamento, in quanto nel suo PD, ormai sfasciato, si vedrà contro i bersaniani, Lettiani, e dalemiani.

La decisione di Renzi di prendere subito il timone di Palazzo Chigi è per lui molto rischiosa, ed anche e soprattutto per il Paese, con un PD ormai sfasciato. Per questa ultima evidenza,  diventa veramente difficile non pensare ad un accordo recondito con il cavaliere: di fatto IL PD è disgregato in mille rivoli, e “LA SINISTRA” accerrimo nemico della destra berlusconiana, non ci sarà più per come la vedeva Bersani.

Oltretutto Matteo Renzi ha sempre dichiarato pubblicamente cose poi puntualmente rinnegate.

Come nella campagna per le primarie in cui sosteneva di voler essere solo il segretario del rinascente PD, e dopo essere diventato segretario e fino a quindici giorni prima della pugnalata a Letta, di non voler essere primo ministro senza passare dalle elezioni.

Se tali iprocrisie sottendono a una valida azione di Governo, che diano bene al Paese, certamente gli saranno perdonate, ma se non sarà così, ai cittadini elettori resterà solo votare l’M5S.

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