Il Presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolini in un’audizione alla Camera ha commentato il Documento Economico fiscale (DEF) dello Stato.
La pressione fiscale per il prossimo triennio si attesterà al 45% contro il 42,50% del 2011.
Esiste, ha detto, un rischio reale di “corto circuito” tra il binomio rigore-crescita nel tentativo di raggiungere il pareggio di bilancio in un periodo di tempo “troppo breve”.
Il Presidente della Corte dei Conti ha sottolineato che la necessaria urgenza con cui si è dovuto agire per l’equilibrio di bilancio (imposto dall’Europa e dai mercati), si è concretizzata nell’aumento inevitabile della pressione fiscale e delle tasse già eccessivamente “alta” prima delle manovre.
Questo dovrebbe tradursi in ulteriori “effetti recessivi” a danno della crescita.
Facendo riferimento al 2013, l’anno in cui si dovrebbe raggiungere il pareggio di bilancio, la recessione, probabilmente, farà «dissolvere» la metà dei 75 miliardi netti di correzione dei conti imposte dalla manovre (pari a circa 37 milardi), in un pericoloso avvilupparsi della situazione economico-finanziaria del nostro Paese.
In riferimento all’IVA, ha aggiunto il Presidente, occorre una approfondita tax review, al fine di inserire i beni e servizi (nelle tre aliquote 4-10-21%) in funzione di dare beneficio a quelli più propulsivi per la ripresa e la crescita e “per tutelare le fasce più deboli”.
Ha concluso che in ogni caso il DDL Delega Fiscale sembra muoversi su queste linee generali.
Il vicedirettore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi, ha posto l’attenzione su due aspetti importanti che potrebbero portare, nel medio termine, a ridurre le imposte dirette e il carico contributivo sul lavoro e sulle imprese per il rilancio dei consumi e quindi della ripresa:
- La lotta all’evasione fiscale;
- Lo spending review – ossia la razionalizzazione della spesa pubblica.
Per questo occorre continuare nell’opera di risanamento dei conti pubblici e accelerare sulle riforme per la crescita.
La nosta opinione ripercorre sempre la solita questione, consolidata da chi sta a contatto con le imprese e soprattutto vive tra le imprese.
Prioritario, secondo noi avere il coraggio di abbassare sia la pressione fiscale che quella contributiva:
Le Tasse sono “il perno Centrale” su cui ruota tutto: economia, imprese, lavoro.
Ricordiamo che quel coraggio che è mancato a Tremonti nella manovra di luglio, avrebbe fatto intravedere ai mercati finanziari un “outolook” POSITIVO nel medio termine del nostro Paese, pur in presenza del grande problema del debito pubblico, ma che probabilmente avrebbe portato ad effetti meno aggressivi e speculativi sul nostro debito sovrano.
Le risorse che occorrevano per il primo modulo di riduzione delle tasse (circa 24 miliardi), sono stati dissipate, COMUNQUE, in interessi finanziari da pagare sul rinnovo del debito e sulla correzione dei conti pubblici (avvenuta subito dopo con altre tre manovre) che come detto sommano a 75 miliardi nell’intero 2011.
Queste risorse, come ha giustamente sottolineato il Presidente Luigi Giampaolini, potrebbero diluirsi (PER LA META’ ) a causa della recessione già in atto.
Sappiamo tutti che non ci sono i soldi per operare una drastica riduzione della pressione fiscale (come successe all’epoca di Tremonti), ma non vorremmo che le stesse risorse non esistenti dovremo “ugualmente reperirle con un’altra manovra finanziaria” (e con altre tasse) se succederà che i 75 miliardi rastrellati con le manovre del 2011 dovessero essere risucchiate (per un importo pari a circa la metà) “dalla recessione”.
Quindi è necessario avere il coraggio di “operare allo scoperto”! per ridurre velocemente “le tasse ad imprese e famiglie” e così innescare velocemente la crescita attraverso “il rilancio dei consumi”.
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