Italia fuori dall’euro … gli scenari da brividi

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Senza EURO in Italia piomba l’incubo con un boom di fallimenti in primis delle imprese più deboli.
E’ quello che succede quando si da la propria auto a un bambino, potrebbe anche riuscire a non sbattere ma aumentano le probabilità che succeda un incidente, e allora, in quel momento si pensano alle cose peggiori come l’uscita dall’Euro del nostro Paese.
L’analisi del Cerved ha provato simulare gli effetti sull’economia italiana di una uscita dalla moneta unica Euro.
Gli scenari sono apocalittici con un boom di fallimenti delle imprese.
Claudio Borghi, economista in forza alla lega e presidente della Commissione di Bilancio della Camera, è tornato alla carica rievocando l’uscita dell’Italia dall’euro.
“Sono straconvinto – dice Borghi – che l’Italia con una propria moneta risolverebbe gran parte dei propri problemi”. Dichiarazione che non è passata inosservata né agli investitori (spread in ulteriore rialzo) né alla stessa maggioranza di governo. Il premier Giuseppe Conte è dovuto intervenire per ritirare le parole del Borghi (economista ?)  di uscire dalla moneta unica.
Nel caso l’uscita fosse vera (meglio non provare)  cosa succede ? Una risposta l’ha fornita uno studio del Cerved, l’agenzia che valuta la solvibilità e il merito creditizio delle imprese italiane. I risultati lasciano pochi dubbi: l’economista leghista ha torto. Le conseguenze sarebbero da incubo per l’economia italiana.
Il primo TSUNAMI CI PRENDE TUTTI sui soldi, in borsa il rendimento dei titoli di Stato italiani decennali schizzerebbe addirittura al 12%, interessi che non paga Borghi.
Il rialzo degli interessi metterebbe in ginocchio il sistema bancario che, è importante ricordare, in questi anni ha acquistato una enorme quantità di Btp, Bot e Cct.
Il rialzo dei rendimenti andrebbe a intaccare il patrimonio degli istituti e dunque la loro solidità. Si assisterebbe alla corsa agli sportelli da parte dei correntisti, analogamente a quanto avvenuto in altri paesi colpiti da severe crisi finanziarie.
Il tonfo del Pil
Dai mercati la crisi si estenderebbe all’economia reale. Il Cerved stima che se l’uscita avvenisse già nel corso del 2018, il Pil nel 2019 registrerebbe un tonfo del 6%. E sarebbe solo il primo scossone perché nel 2020 si avrebbe una ulteriore caduta del 5%.
Boom dei fallimenti aziendali
Gli effetti combinati di rialzo del costo del denaro, collasso del sistema bancario e crollo del Pil metterebbero in ginocchio le imprese, facendo impennare i fallimenti. In alcuni settori la percentuale dei fallimenti annui arriverebbe al 20% con picchi fino a quasi il 30% nei settori di consumo non primari (esempio ristoranti e alberghi). In media in Italia chiuderebbe una azienda su quattro.
Vantaggi per l’export
Nessun settore uscirebbe indenne dal crollo dei consumi interni. A salvarsi sarebbero unicamente le aziende orientate all’export che si avvantaggerebbero della svalutazione della lira rispetto ai valori attuali dell’euro. Ma non tutte le realtà produttive a vocazione internazionale potrebbero comunque festeggiare dato che tornando alla vecchia valuta costerebbero molto di più energia, materie prime e tecnologie.
Il rischio di giocare con il deficit
Il bilancio finale descritto dal Cerved lascia perciò pochi dubbi. Vantaggi per pochissimi (probabilmente solo nel Nord Est, bacino elettorale della Lega e di Borghi) e conseguenze devastanti per la stragrande maggioranza degli italiani. L’attuale governo dovrebbe fare molta attenzione a come maneggia i conti pubblici, perché con la vita delle persone non si scherza.
fonte tiscali news
3 ottobre 2018

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