Protesta della Coldiretti per l’arrivo della nave da Vancouver (Canada) nel porto di Bari: la nave approdata ha importato 50 mila tonnellate di grano. E’ questa la ragione della Battaglia del grano, scoppiata in Puglia venerdì scorso. Un migliaio di agricoltori, coordinati dalla Coldiretti, è sceso in piazza per protestare: il problema sarebbe il prezzo che nel biennio 2016-2017 ha toccato i livelli più bassi dal 2009-2010 (20,5 euro di media per quintale di grano fino ai 18,7 euro di maggio).
Il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele ha spiegato che «Un pacco di pasta su tre contiene prodotto straniero senza che si sappia. Il “grano giramondo” ha contribuito a far crollare del 48% i prezzi in Italia con perdite di 145 milioni di euro per gli agricoltori pugliesi, senza alcun beneficio per i consumatori, perché dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa il 500% e dal grano al pane addirittura del 1.400%. In Canada, poi, sono usate 99 sostanze attive vietate nella Ue».
Tuttavia, dall’altro lato, gli industriali ritengono che le importazioni di grano siano indispensabili per ovviare al deficit quantitativo del raccolto nazionale rispetto al fabbisogno dell’industria. Margherita Mastromauro, Presidente della sezione agroalimentare di Confindustria Bari-Bat e titolare del pastificio Riscossa è intervenuta replicando che “sulla sicurezza alimentare nessun problema, perché quando il grano viene importato si applicano le norme italiane ed europee per i residui di fitofarmaci e i controlli non mancano”.
Insomma, si tratta di una vera e propria “guerra” del grano le cui origini sono legate al profitto: si rischia di lasciare segni profondi sui consumatori e sul quadro generale dell’agricoltura Made in Italy. Intanto, il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e il Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda hanno avviato la procedura formale di notifica all’Unione europea dei decreti per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per la pasta.