Sono considerate immobilizzate quelle azioni proprie che l’organo amministrativo ha deciso espressamente di mantenere in portafoglio per un periodo superiore all’esercizio; negli altri casi sono da considerarsi attivo circolante. Le azioni proprie devono essere iscritte al costo e, contestualmente, deve essere iscritta una riserva per azioni proprie (voce A.V del passivo dello Stato Patrimoniale), conformemente a quanto richiesto dall’articolo 2357 ter Codice civile. La riserva per azioni proprie è indisponibile, si suppone che non sia utilizzabile nemmeno per copertura della perdita e deve essere mantenuta in contabilità finchè le azioni proprie permangono in portafoglio. Una nota da ricordare: anche se l’assemblea ha già deliberato l’acquisto di azioni proprie m gli amministratori non hanno ancora reso esecutiva la delibera, la riserva in parola non può apparire.
Finchè permangono in portafoglio, per la valutazione è rilevante il fatto che le azioni siano immobilizzate o meno: se immobilizzate, la regola statuita è quella di mantenere il valore di costo con eventuale svalutazione per perdite durevoli. La perdita durevole deve essere valutata in relazione a decrementi dei mezzi propri della stessa azienda per persistenti perdite di esercizio o per riduzione di capitale sociale. Nel caso in cui le azioni proprie siano disponibili, la valutazione deve essere fatta al minore valore tra costo e valore di mercato. Anche per questo caso valgono le stesse considerazioni per la collocazione in bilancio della svalutazione e per le conseguenze sulla riserva per azioni proprie. Le azioni proprie sono eliminate dal bilancio a seguito di annullamento di vendita sul mercato.
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