Imprese, ormai quasi ci siamo: tra meno di un mese dovrebbero partire le trattative tra UE e Gb per la Brexit, che si annuncia dura, sia per la volontà espressa dall’Unione Europea di scoraggiare eventuali altre velleità di distacco da parte di altri Paesi, sia per il principio che stare dentro l’UE o uscirne deve comportare delle differenze sensibili in termini di vantaggio in un caso svantaggio nell’altro.
Peraltro anche Theresa May, al recente vertice del World Economic Congress di Davos, in Svizzera, ha parlato di Hard Brexit. Il timore delle Imprese Britanniche è che sia loro precluso il mercato Ue che rappresenta una significativa fetta del loro Business e per questo molte si stanno già attrezzando per aprire sedi in Paesi Ue onde poter mantenere l’operatività nell’UE.
Una delle scelte preferite dalle Imprese Britanniche è Dublino per motivi di vicinanza geografica e di lingua, oltre che per il sistema fiscale di sicuro interesse per le imprese. Gli stessi Lloyd’s di Londra sembrano orientati verso Dublino ma resta ancora aperta anche l’opzione Parigi.
Milano, a sua volta si candida per ospitare nuove sedi Britanniche in fuga da Londra, soprattutto uffici di carattere finanziario, essendo Piazza Affari una delle Borse più importanti del Vecchio Continente.
Milano, oltretutto, è in posizione favorevole dal punto di vista geografico collegata ottimamente con il resto del mondo e questo è anche importante. Saprà, quindi l’Italia non spaventare le imprese interessate con bastonate fiscali?
C’è da augurarselo, perché l’arrivo di imprese Britanniche nel nostro Paese può essere di aiuto nel risollevare un po’l’economia nazionale. Nel frattempo anche la celebre Università di Oxford sembra in procinto di aprire un Campus al di fuori dei confini Britannici, soprattutto per non perdere l’opportunità dei finanziamenti UE che sono preziosi per il suo bilancio Con l’apertura di un Campus in un Paese Ue, l’Università di Oxford “blinderebbe” questi interessanti finanziamenti Europei. Non è ancora decisa la sede del nuovo Campus ma voci insistenti danno per prioritaria la scelta di Parigi. In Italia sapremo approfittare della situazione e volgerla a vantaggio della nostra Economia.
Sarà difficile perché il sistema fiscale italiano è tale da non essere attrattivo per imprese straniere, tanto che le stesse aziende italiane in tanti casi tendono alla delocalizzazione, ancora di più un’impresa straniera, davanti alla possibilità di accedere ad un sistema fiscale più semplice e leggero invece di approdare in un Paese in cui l’imposizione fiscale è tra le più alte d’Europa, naturalmente sceglie la prima.
E’ una questione di politica economica, per cercare di incamerare il massimo possibile, si spaventano coloro che potrebbero portare beneficio economico: risultato zero. Speriamo in una futura classe politica che comprenda che a volte accontentarsi porta maggiore beneficio che comportarsi da sceriffo di Nottingham.