Senza mezzi termini la Commissione Europea chiede il conto all’Italia, dopo aver preservato l’ex premier Renzi da figurine non proprio edificanti (tenendo in congelatore LE NECESSARIE CORREZIONI SULLA MANOVRA) che ora si sorbiscono Gentiloni e Padoan.
Una manovra ballerina partorita da Renzi, anche con misure meramente elettorali (vedi la soppressione di Equitalia – costosa e inutile), errata ma congelata per il referendum, e ora scoppiata in mano a Padoan che ha il problema di rientrare dallo sforamento del patto di stabilità … pena l’inizio di una procedura di infrazione.
La correzione chiesta dello 0,2% del PIL pari a 3,4 miliardi deve essere varata entro giorni, diversamente l’Italia, rischia appunto la procedura di infrazione. Fatto – dice Padoan – che sarebbe grave per la reputazione del Paese e per il lavoro fin qui fatto sul fronte delle Riforme.
Il Premier Gentiloni si auspica che l’Unione Europea sia più magnanima nella considerazione degli ultimi eventi straordinari e drammatici che sono accaduti in Italia.
E’ lapalissiamo in ogni caso che il problema della manovra parte da lontano, parte da Renzi, che non si è mai preoccupato troppo dei vari sforamenti chiesti oltre il 3%.
Quasi sembrava che stampare più debito del consentito rispetto al 3% non fosse cumulabile, ma si ripartisse sempre dallo stesso tetto ufficiale del 3% appunto.
Renzi aveva chiesto 16 miliardi oltre il 3% per la questione immigrati, poi altri miliardi per il terremoto, oggi purtroppo la situazione si è aggravata socialmente,,, e ovviamente sarebbe un suicidio (anticipato) mettere altre tasse.
Populisimo di Renzi, che in ogni caso pagheremo noi, perchè 3 milardi e 4, non si trovano in qualche tiretto dimenticato, ma si programmano e valutano 3 mesi prima del varo della finanziaria, per esempio valutando possibili tagli alle risorse dello Stato centrale non alle province e regioni o a pensionati e stato sociale.
I conti italiani sono questi e da questi bisogna ripartire:
1) debito fuori controllo; 2) deficit oltre il consentito; 3) Produzione bloccata dai lacciuoli di una fiscalità oltremodo altissima che non produce investimenti nè PIL, difficile da seguire con una miriadi di adempimenti e norme su norme senza fine, CHE OSTACOLANO OVVIAMENTE GLI IMPRENDITORI E LA RIPRESA DEI LIVELLI DI REDDITO DEI PERIODI ANTE-CRISI.
Oggi l’Italia galleggia sul debito …. e se QUESTO STESSO DEBITO, DA RINNOVARE ALL’INFINITO, non diventa “debito per oppurtunità” l’avvitamento dell’Italia sarà inesorabile.
Tutti gli altri discorsi su legge elettorale, formazioni politiche O super personaggi politici “sono assolutamente irrilevanti”: l’unica strada non è cambiata, tagliare la spesa improduttiva per ridurre il cuneo fiscale.