Home NEWS Tensioni sul Recovery Fund, la maggioranza non lo vuole a scatola chiusa

Tensioni sul Recovery Fund, la maggioranza non lo vuole a scatola chiusa

18
0
#pinomerola

AGI –  “Da mesi siamo costretti a votare decreti legge, se sul ‘Recovery plan’ non tocchiamo palla c’è il rischio serio di un inciampo in Parlamento”, dice un ‘big’ del Pd. “Non può essere solo il governo a dettare la linea, è assurdo”, rilancia un esponente di spicco del Movimento 5 stelle. E ieri Renzi è stato chiaro: “Dobbiamo ragionare con un dibattito parlamentare dove mettiamo questi miliardi, nessuna task force”.

Mercoledì il Ciae, il comitato Interministeriale per gli Affari Europei, approverà le linee guida del ‘Recovery plan’ per poi spedire il documento alle Camere. Ma sotto traccia è scontro sull’iter. Il governo – spiegano fonti parlamentari della maggioranza – vorrebbe allegare il piano al Nadef ma non è possibile, non voteremo nulla a scatola chiusa”. La richiesta di poter incidere sul piano di rilancio arriva da tutto il fronte rosso-giallo. Oggi il ministro per gli Affari Europei, Amendola, è stato al gruppo dem a palazzo Madama, domani parteciperà alla riunione a Montecitorio. Nessuno del Pd imputa al ministro colpe particolari, anzi il riconoscimento per il suo lavoro portato avanti per tutta l’estate è unanime. Ma così come nel Movimento 5 stelle e nelle altre forze della maggioranza anche tra gli esponenti del partito del Nazareno c’è perplessità per come il governo ha ‘impostato’ la partita sul ‘Recovery’. “Perchè – osserva per esempio un presidente di commissione – già c’è un documento di 2189 pagine con dei progetti ben precisi. E non c’e’ stata alcuna interlocuzione con i gruppi”.

Lo scontro sul Mes

I rapporti nella maggioranza restano tesi anche sul Mes. Perchè in quelle 2189 che racchiudono i progetti dei vari ministeri al momento non c’è riferimento all’utilizzo del fondo Salva Stati. Mentre il partito del Nazareno chiede (e chiederà) che i fondi del Mes siano già nella legge di bilancio. “La mediazione spetta a Conte”, dice Zingaretti. “Noi restiamo contrari”, ribattono i vertici M5s. “Non capisco – spiega un altro esponente del Pd – perchè sul ‘Recovery plan’ nessuno faccia campagna elettorale. Bisognerebbe girare l’Italia per spiegare cosa intendiamo fare”. 

Intervenendo alla Festa dell’Unità a Modena, il premier Conte si è detto “laico” sul tema del fondo Salva-Stato e ha spiegato di non voler dire “sì o no”: “Valutiamo i progetti e decidiamo”, ha aggiunto, “se ci sarà bisogno” del Mes, “lo valuteremo assieme e proporrò una soluzione al Parlamento. Esamineremo nel dibattito parlamentare, in massima trasparenza i regolamenti legati al Mes”.

In realtà il lavoro sul ‘Recovery plan’ ha dei tempi lunghi, visto che non è previsto alcuno ‘acconto’ da parte della Ue e si entrerà nel vivo solo dal prossimo gennaio. Oggi si è avviata l’interlocuzione con Anci e Regioni ma le Camere si interrogano sui margini da azione e su questa prospettiva – così come è emerso per esempio durante la capigruppo al Senato – le posizioni di maggioranza e opposizione non sono così discordanti. La convinzione, sia nel governo che nella maggioranza, è che anche dopo le Regionali, a meno che non arrivi un risultato disastroso, non succederà nulla. Anche perché ci sarà da gestire i 209 miliardi Ue. Da qui però il pressing da parte delle forze rosso-gialle affinché ci sia una sorta di cabina di regia che vada al di là del Ciae. Del resto nelle scorse settimane si era parlato di una commissione ad hoc. “Per ora – spiega un ‘big’ di Italia viva – non ci sono stati incontri con il governo ma spero che ce ne saranno nei prossimi giorni…”. Perche’ l’obiettivo dell’esecutivo e’ quello di ‘chiudere’ la prima fase dell’iter per il 15 ottobre. “E allora cosa si fa? Ci sono delle risoluzioni? Noi parlamentari possiamo avere voce in capitolo?”, l’interrogativo di un pentastellato. Intanto l’Europa è in pressing affinche’ ci siano progetti mirati ed e’ arrivato gia’ il no al possibile utilizzo dei fondi per tagliare le tasse (ma nelle linee guida si fa riferimento alla riforma dell’Irpef) e all’assalto alla diligenza. “Entro l’autunno – ha spiegato Misiani – avremo il quadro di quello che vogliamo fare con queste risorse e quali progetti vogliamo finanziare con i 209 miliardi italiani. Sull’incrocio con la programmazione della legge di bilancio e’ ancora prematuro dare una risposta, molto dipende dal quadro giuridico che verra’ maturato a livello comunitario”.
 

“Come da cronoprogramma della Commissione, il Recovery Plan sarà presentato fra gennaio e aprile 2021 perche’ questo e’ il calendario stabilito dall’Europa per tutti i 27 stati membri”, ha spiegato il ministro per gli Affari europei Amendola, “non ci sono ne’ ritardi ne’ divisioni nel lavoro preparatorio dell’esecutivo”.

Le linee guida del “Piano nazionale di ripresa e resilienza” sono: digitalizzazione e innovazione; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione e formazione; equità, inclusione sociale e territoriale; salute. “Ma – il ‘refrain’ di molti esponenti della maggioranza – in realta’ ci sono anche progetti ben delineati. Ci deve essere consentita la possibilità di dire la nostr”. Una possibilità che il premier Conte ha già assicurato e oggi anche il ministro Amendola ha chiarito: “Il ‘Recovery plan’ sarà parlamentarizzato”. 


Scopri di più da Rivista Fiscale Web

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui