La riduzione del cuneo fiscale doveva essere la misura principale della legge di stabilità, la strada maestra per la rinascita economica del nostro Paese.
Occorrono misure a regime, se pur piccole, come la riduzione delle aliquote ordinarie del cuneo fiscale, non interventi e “interventini una tantum”.
Tutte le imprese e i cittadini dovrebbero beneficiare di un’agevolazione fiscale: a questo punto accettiamo con migliore sforzo i 14 euro in busta per tutti i lavoratori italiani. Sono pochi, è vero, (per pensare a una ripartenza dei consumi) ma interessano tutti i lavoratori e tutt’ Italia.
La riduzione del cuneo fiscale è la chiave della produttività, ma l’enorme «costo del lavoro» strozza la crescita e allunga la crisi. Il suo taglio è un miraggio che si è infranto nei confronti del fiscal compact. Il mercato interno è completamente fermo.
Le misure della legge di stabilità non daranno quello shock positivo a favore delle imprese che potrebbe ridurre la disoccupazione e che ci aspettavano da una riduzione del cuneo fiscale maggiore di 14 euro al mese.
Occorrono benefici che toccano tutti, come le riforme a regime della tassazione e della contribuzione, non piccole misure, incentivi, bonus, ecc. ecc. che agevolano solo determinati contribuenti e determinate aree geografiche del Paese.
Quel che serve invece è rifondere tutto quello che si può sulla riduzione di imposte, tasse e contributi ordinari, come il cuneo fiscale, a cui ogni cittadino italiano è soggetto e agevolato, interventi a regime, non una tantum.
Il Paese deve riprendersi tutt’insieme, non per categorie, fasce o regioni.
Facendo un esempio: anzichè prorogare bonus fiscali per assumere giovani (che hanno determinati requisiti) bonus per la casa e l’acquisto di mobili, quel poco disponibile doveva essere diviso a beneficio di tutti i cittadini ed imprese.
Una crescita sostenibile è una crescita comune a tutti, non balcanizzata.