“La vera pizza è alimento, simbolo e rito. Alimento povero e nobile. Disco festoso di pasta, colorato di rosso. Ma è anche qualcosa di più di un impasto di acqua e farina, condito con olio e pomodoro e cotto al forno a legna. La pizza si fa non si cucina. Nasce povera. Si fa con le mani e con la sola abilità delle palme”, è quanto diceva lo scrittore e giornalista amalfitano Gaetano Afeltra.
“L’arte del pizzaiuolo napoletano patrimonio culturale dell’Umanità Unesco“, lo ha annunciato il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina su Twitter.
“Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo” e dopo 8 anni di negoziati internazionali, finalmente in Corea del Sud, viene riconosciuta all’unanimità la creatività alimentare della comunità napoletana unica al mondo come patrimonio culturale dell’UNESCO.
L’arte dei pizzaioli napoletani sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista del patrimonio immateriale dell’Unesco dopo l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014).
I pizzaiuoli vedono coronato un sogno e Sergio Miccù, Presidente dell’associazione “Pizzaiuoli napoletani”, ha commentato positivamente “Un lungo lavoro che l’associazione porta avanti da anni. Il riconoscimento corona un nostro sogno e un impegno costante“.
Add Comment